Aprilia – “Rifondazione Comunista e Sinistra Anticapitalista si uniscono alle associazioni e ai cittadini che hanno espresso preoccupazione per i fatti di cronaca che hanno recentemente investito la nostra città.
“Condividiamo le analisi di autorevoli associazioni del territorio che hanno ipotizzato un legame di questi fatti col riassetto degli equilibri nell’ambiente criminale in seguito alla storica operazione antimafia del luglio scorso, ma come forze politiche di classe, oltre a manifestare il nostro sdegno e la condanna senza appello per quanto avvenuto, ci interessa riflettere sul contesto sociale, economico ed urbanistico che ne fa da sfondo”.
“Nel giro di qualche settimana, entrano nel merito le due formazioni di sinistra, ad Aprilia si sono verificate ben due sparatorie (una con modalità da vero agguato militare), un inseguimento tra due auto in cui sono stati esplosi colpi d’arma da fuoco e l’esplosione di un ordigno all’interno di un palazzo: qualcuno parla di far-west. Ebbene, se di far-west si tratta, è anche perché Aprilia, negli anni, si è sviluppata come una città di frontiera: sono cresciuti quartieri dormitorio, privi di servizi e punti di aggregazione; i parchi cittadini sono stati lasciati all’abbandono fino alla rovina e conseguenti chiusure da parte delle autorità sanitarie; le sue strade si sono svuotate, tanto di giorno, quanto la sera, non essendo state pensate aree pedonali per favorire la socialità e la presenza di persone; molti negozi, anche del centro storico, sono stati colpiti dalla crisi economica, dall’aumento dei prezzi degli affitti e dalla concorrenza di una cintura di centri commerciali cresciuti ai margini della città, che hanno drenato presenze da un abitato sempre meno accogliente, privo di parcheggi non a pagamento e oppresso dal traffico; l’insufficienza della rete del trasporto pubblico ha reso impossibile la mobilità interna ai più giovani, agli anziani e a chi non possieda mezzi privati. Ciò, ad un livello superiore, si è connesso con un impoverimento delle fasce sociali più deboli, private del potere d’acquisto dalle speculazioni degli operatori del mercato, anche con riferimento alla fornitura di servizi essenziali; i siti produttivi del territorio sono stati interessati e tutt’ora sono interessati da riduzioni di personale che fatica a ricollocarsi o a ottenere uno stipendio dignitoso; il sistema di welfare a sostegno del reddito è stato ferocemente ridotto e limitato, lasciando intere famiglie prive di reddito.
Ecco: se le persone restano a casa per le difficoltà economiche, se i bambini non hanno più parchi in cui giocare, se le città vengono pensate come immensi cantieri in cui costruire dormitori, se le famiglie non hanno soldi in tasca e non ci sono più negozi in cui spenderli, se l’austerità impedisce l’organizzazione di eventi pubblici che chiamino a raccolta la comunità, in sostanza, se la cittadinanza sparisce dalle strade, è consequenziale che le strade se le prenda la criminalità.
Le responsabilità giudiziarie delle singole azioni criminali le accerterà la magistratura, la responsabilità politica dello stato drammatico in cui versano interi strati sociali e la nostra stessa città è ben chiara: a livello nazionale, investe le politiche liberiste applicate dal centrodestra e dal centrosinistra negli ultimi trent’anni, che hanno concentrato ricchezza in mano di pochi attori economici, impoverendo le classi subalterne e precarizzandone l’esistenza; a livello locale, investe tutte le passate amministrazioni, colpevoli di non aver avuto né la forza politica di opporsi ai vincoli di bilancio, né una visione della città che mettesse al suo centro non la crescita edilizia, ma quella personale dei suoi cittadini. Riprendersi la città, quindi, non passerà per operazioni di polizia, ma per il risveglio di un senso di partecipazione collettiva al destino della nostra comunità”.